Pandolfi Vincenzo

28/05/2000
ANOMALIE CHE VORREBBERO FAR CREDERE CORRETTE Domenica,28/05/2000 ho portato mio figlio Pandolfi Vincenzo,all'ospedale Santo Bono. Dalle prime visite gli è venuto diagnosticato una forte infezione alla gola,fino a quando non è arrivato un dottore che ha cominciato a tastare sul pancino del bambino. Tra loro,parlavano di un'ingrossamento degli organi addominali,così lo ricoverarono. furono effettuati i primi esami e dalle prime risposte si parlava di mononucleosi mentre in secondo momento di leucemia. Il lunedì,30/05/2000,alle 13:00 circa un dottore,posto vicino al banco del corridoio,cominciò a fare una serie di domande a me e a mia moglie,del tipo:"Ha figli?"-"Quanti?"-"Che figlio è Vincenzo?" Questui diceva che la malattia forse era stata individuata e che solo dopo alcuni definitivi esami si poteva cominciare uno specifico tipo di terapia. Ci esponeva con parole agghiaccianti il percorso e i danni che il virus poteva procurare spiegando che correva ad una velocità fulminante danneggiando tutto quello che incontrava.io,che stavo vicino a mia moglie,cercavo di portare il dottore più in disparte e gli chiesi se al momento che toccava un organo vitale Vincenzo non ce l'avrebbe fatta,lui mi guardò ribbattendo che sarebbe anche potuto accadere,poi mi avvisò che nel pomeriggio il bambino sarebbe stato trasferito al 4°piano Divisione Pediatria. Il mercoledì,31/05/2000,verso le 10-10:30 il primario ci chiamò nel suo studio dove ci accomodammo io,mia moglie e mio fratello, Pandolfi Vincenzo. Ci parlò della malattia riscontratagli dicendo:"Non chiedetemi spiegazioni sulle cure anche perchè nel pomeriggio sarà trasferito al Pausillipon,specializzato proprio per questo tipo di malattie" Il trasferimento era stato previsto per le 14:30 dopo avergli praticato un piccolo intervento di intubazione alla vena centrale ed avergli effettuato una tac. Io chiesi solo una cosa:"Mi raccomando agli orari, devono essere rispettati"- e lui - "Non vi preoccupate per le 14:30 il bambino sarà trasferito". Verso le 13:00 circa venne un'infermiera per far mangiare il bambino ma mia moglie le spiegò che, avendo un ago nella gola non sarebbe riuscito ad ingerire la pastina preparatagli così portò del latte. Fino a quel punto Vincenzo era ancora lucido infatti si tirava le pellicine alzate dal ditino, strofinava le lenzuola tra le mani........ Verso le 14:00 arrivò un dottore che voleva portare mio figlio via ma quando mia moglie e alcuni dei miei parenti gli comunicarono che aveva mangiato, lui riprese che sarebbe ripassato. Alle 15:00 ci fu il cambio dei dottori così io entrai nello studio dove c'erala dottoressa Ametrano Ursula. Le chiesi se nel frattempo si poteva effettuare la tac ma lei rispose che si era rotta. Dalle 15:00 Vincenzo cominciò ad avere un crollo fisico: si gonfiava man mano che il tempo passava, e stava perdendo il suo stato di lucidità. Alle 16:00 vado di nuovo dalla dottoressa spiegendole che il bambino stava peggiorando e lei mi rispose che la sala operatoria era occupata da un'urgenza venuta da fuori. Le infermiere per zittirci mettevano flebo in continuazione, andando avanti e indietro solo per cambiarle. Intanto sui nostri telefonini alcuni dottori, amici, ci informavano che la malattia era grave. Verso le 17:00 rientrai nella sala della dottoressa ripetendo che Vincenzo si stava aggravando, lei senza alzare neppure la testa mi spiegò che stavano sterilizzando la sala operatoria. Sempre i nostri amici-dottori ci spiegavano che la malattia peggiorava di ora in ora cost rientrai per andare di nuovo dalla dottoressa quando vidi che una delle mie sorelle era stata cacciata fuori da quest'ultima che non valeva essere più disturbata. Mia sorella minacciava di chiamare la polizia quando un'infermiera si avvicinò con aria minacciosa e le dita puntate verso il volto diceva:"E chiama la polizia,chiamala!". Ormai tutti erano agitati anche perchè il bambino aveva chiuso gli occhi mostrando il peggioramento avuto in quelle ore. Un'infermiera (colei che aveva dato il latte a mio figlio)ci chiamava bastardi per aver fatto piangere la dottoressa(mentre nessuno si era accorto che noi abbiamo pianto una giornata intera). Verso le 19:00 arriva la polizia noi ci scagliammo contro dicendo che ci servivano i dottori,io presi un'agente per mano e gli feci vedere mio figlio spiegandogli tutto l'accaduto. Quest'ultimo subito dalla dottoressa la quale replicò che mancavano i dottori. L'agente,insieme ad altri due recuperarono che ordinarono di fare la tac ma data l'agitazione del piccolo non fu più possibile e ci dissero che era inutile farla. Alle 20:00 arrivò il primario che gli praticò l'intervento. Il trasferimento fu rimandato per il giorno seguente perchè al Pousillipon non c'era la Sala di Rianimazione. Verso le 21:00 veniamo chiamati in Sala Rianimazione dove ci comunicarono che l'intervento era andato bene e che se avremmo voluto avere informazioni avremmo dovuto chiamare. Il giorno 0162000,verso le 08:00 arrivò un'ambulanza per il trasporto ma priva di ossigeno,quando arrivò la seconda l'infermira,per vendicarsi,non volle far salire mia moglie nell'ambulanza accanto a mio figlio. Arrivato al Pousillipon i dottori cercarono di Vincenzo,arrivato in coma,e a praticare le prime terapie. Il dottor Poggi ci chiamò nella sala ove ci disse che la malattia era grave ma non poteva dirci altro dato che dal Santo Bono non era pervanuta nessuna cartella clinica,quindi loro si erano dovuti basare su quello che avevano capito in quelle 3/4 ore. Non si sono potute confrontare neppure le prime analisi e le ecografie. Al dire dei dottori mio figlio era arrivato in uno stato pietoso passando da un coma1 coma2 coma3. Doveva essere un programma di prevenzione Alcuni glorni dopo la morte di mio figlio Pandolfi Vincenzo, di anni 2, ho avuto un incontro con il dott.Poggi e la dott.ssa Fusco, dottori del Pousillipon di Napoli, per avere delle spiegazioni sulla malattia che lo ha ucciso. Alcuni giorni dopo il ricovero in ospedale mio figlio doveva essere operato d'urgenza al Santo Bono e poi trasferito al Pousillipon e c'era appunto una domanda su cui insistevo era sul perchè quando hanno visto che il mio piccolo Vincenzo non arrivava non si sono preoccupati di chiamare il Santo Bono per avere spiegazioni sul ritardo del suo arrivo e loro mi hanno risposto che non era di loro competenza e anche se fosse arrivato prima dovevano solo affidarsi nelle mani del Signore. Ma una volta effettuata la denuncia hanno smentito tutto. In un secondo incontro la dott.ssa Fusco mi disse che bisognava capire se l'Istiocitosi era una malattia genetica e fare degli accertamenti alle mie due figlie perchè in una loro aventuale gravidanza si poteva riscontrare lo stesso problema. Questi accertamenti dovevano essere svolti da loro stessi, cominciando con il fare l'albero genealogico. Dopo circa venti giorni ci chiamarono per fare questo prelievo, per cominciare l'avrebbero fatto a mia moglie e in caso di positività si cominciava con un programma di prevenzione. Per avere le risposte degli esami ci dissero che sarebbero dovuti passare tre mesi fissandoci un appuntamento per il lunedi successivo. Noi ci presentammo puntualmente alla prenotazione e il prelievo fu effettuato dalla dott.ssa Fusco in persona, dicendoci che le risposte, questa volta, ci sarebbero arrivate un mese dopo perchè a Brescia, luogo dove sarebbe stato analizzato il sangue, c'era il DNA di Vincenzo. Dopo alcuni mesi cominciammo a chiamare per avere le risposte del test e ogni volta puntualmente dicevano che sarebbero arrivate a momenti e questa storia si è ripetuta per altri otto mesi circa. Cosi contattammo l'ospedale di Brescia e parlammo con un dottore gentilissimo e mi disse che aveva ricevuto una provetta di sangue con il nome di Capane Giuseppina, mia moglie, circa otto-nove mesi prima ma il sangue arrivò decaduto cosi richiese un'altra provetta che però non gli pervenne mai. Chiamai nuovamente la dott.ssa Fusco facendo finta di non sapere nulla ma mi diedero per l'ennesima volta la stessa risposta ossia che le risposte stavano per arrivare, a questo punto scoppiai, spiegandole la mia telefonata a Brescia. Continuavano a giocare con le nostre vite. Dopo averla offesa disse che avrebbe denunciato me e il dottore di Brescia e che le risposte le avrei avute un paio di giorni dopo. Mi misi in contatto con il Ministro alla Sanità Teresa Armato e il sig. Gelormina ma loro mi dissero di rivolgermi altrove nonostance avessero ancora un'inchiesta aperta su mio figlio. Dopo due giorni mi richiamarono dall'ospedale riconfermandomi quello che già sapevo aggiungendo che se volevo rifare il prelievo avrei dovuto rivolgermi direttamente a Brescia o ad un altro Istituto. Cosi richiamai il sig.Gelormina ringraziandolo del loro aiuto e della loro strafottenza, riprendendosi per l'ennesima volta il mio numero dicendo che mi avrebbero chiamato, cosa mai successa. Dopo un altro paio di giorni mi ricontattò il Pousillipon per fissarmi un altro appuntamento e io minacciai che mi sarei presentato con la polizia. Quando andammo a fare il prelievo mi volli far sottoscrivere tutto, il perchè di questo secondo prelievo, chi lo effettuava, dove sarebbe stato analizzato il sangue, fui informato di tutto tranne del tempo che ci sarebbe voluto per i risultati perchè affermavano di non saperlo. Quattro giorni dopo mi arrivarono le risposte delle analisi tramite fax(anche se queste non sono notizie da dare tramite un fax), mia moglie era positiva quindi portatrice della malattia. Vista la sua positività dov'è il programma di prevenzione per le mie figlie? Il mio caso l'ho denunciato all'Ordine dei Medici, al Ministero della Sanità, ai Carabinieri senza aver avuto mai nessun risultato. C'è qualche autorità che mi può aiutare? E' possibile che la Sanità napoletana proceda in modo tanto sbagliato e che tante persone muoiano per la negligenza di persone incompetenti? ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ PRESENTATA ALL'ASSESSORATO ALLA SANITA' Vincenzo Pandolfi era un bambino come tanti la cui dignità è stata calpestata due volte. La prima volta quando era ancora in vita ed è stato abbandonato a se stesso in un Ospedale come il Santo Bono di Napoli dove ci dovrebbe essere un efficienza assoluta visto che si occupa di bambini a dove invece non ha funzionato nulla, dalle macchine al personale –medico e paramedico-. La seconda volta quando dopo la sua morte è stata fatta una denuncia a varie autorità competenti che non hanno mai preso in considerazione il caso e che, inoltre, hanno preso in giro la famiglia dicendo che la pratica era ancora incompleta ma non è mai stato presentato alcun tipo di documento che dimostrasse i fatti. Chiediamo che si istituisca una vera commissione che si eseguano delle indagini serie su ciò che è accaduto il 31 Maggio 2000 dalle 14:45 in poi. 1° Era dovere dell’infermiera controllare la cartella clinica prima di somministrare il latte a Vincenzo? Erano presenti anche altri tipi di patologie in quella stanza. 2° La macchina della tac, alle 14:30, era rotta? 3° Verso le 16:00 è pervenuto dall’ esterno un paziente con una patologia più grave di Vincenzo a tal punto da occupare la sala operatoria? 4° Era dovere del primario, Domenico Capasso, e della dott.sa Ursula Ametrano, controllare le condizioni di Vincenzo? 5° Perché i dottori sono arrivati solo dopo l’arrivo della polizia? 6° Perché esclusi da un programma di prevenzione? (I familiari) Per Vincenzo era stato fatto un programma di vita, non era stato dichiarato clinicamente morto, per questo chiediamo una vera giustizia ed è appunto per questo che vogliamo vengano puniti coloro che hanno delle responsabilità potendo far sì che si salvino altre vite umane. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ La Dottoressa Correra non riteneva ci fossero aspetti anormali e nulla di rilevante nel caso del piccolo Vincenzo Pandolfi da far avviare un indagine e ritenne giusto archiviare il caso. Finalmente la tenacia,la sete di giustizia dei familiari e la professionalità di un avvocato in gamba,Ingrid De Simone, ha fatto sì che si rimettesse tutto in discussione e si aprissero delle indagini serie. E' giusto che queste persone sentano il fiato delle istituzioni sul collo e sulla coscienza in modo da migliorarsi e mettere professionalità e cuore come prima base per affrontare questo lavoro. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Egregio sig. Presidente, Mi chiamo Giuseppina Capone e domicilio nella provincia di Napoli. Cinque anni fa la mia famiglia è stata segnata per sempre con la perdita di mio figlio Vincenzo di due anni. Da allora la nostra vita è cambiata e tutto è diventato senza stimoli, viviamo, se così si può dire, per le altre nostre due figlie che ci aiutano ogni giorno ad andare avanti. Purtroppo mio figlio è morto per Mala Sanità, una piaga che sta dilagando a vista d'occhio e che io considero "la Strage degli Innocenti". Oltre alla Mala Sanità si aggiunge la Mala Giustizia, si signor Presidente, è tutta una collaborazione perché le posso assicurare che non viene effettuata nessuna indagine corretta, sia nel campo disciplinare da parte della Sanità che nel campo giudiziario da parte della giustizia. Abbiamo così, con la nostra caparbietà, istituito un'associazione a cui abbiamo dato il nome di "Aiutogiustizia". Purtroppo la nostra associazione conta già 92 familiari nella nostra stessa condizione. Ho letto e sentito che nei casi di Mala Sanità al Nord le indagini e le sentenze vengono fatte nel tempo massimo di qualche anno, mentre qui da noi invece si punta sulla prescrizione. Ma in Italia la legge non è uguale per tutti? Il 4 Febbraio 2006 a Napoli ha avuto luogo la terza fiaccolata in memoria dei nostri cari, per far sapere alle istituzioni che noi non ci arrendiamo affinché non saremo arrivati alla "verità"quella vera. Stiamo organizzando prossimamente una manifestazione a Roma, per presentare al Parlamento le nostre proposte per le quali abbiamo raccolto 4000 firme che (allego tramite fax) visto che le istituzioni Napoletane, sia politiche che giuridiche,(dall'assessore alla sanità, al presidente Bassolino, al Sindaco Iervolino) non intendono affrontare il problema. Confido in un suo aiuto.... Capone Giuseppina