Tiziana Salvatore

06/03/06
Mia madre è stata operata il 6 marzo 2006 per un adenocarcinoma gastrico. Lei non ha mai firmato l’autorizzazione all’intervento eppure è stata portata in sala operatoria con la vaga proposta di un intervento generico di laparoscopia. La laparoscopia ha due funzioni, una funzione diagnostica ed una funzione chirurgica. A lei invece è stato effettuato una laparoscopia diagnostica seguita, nello stesso tempo, da un intervento chirurgico vero e proprio con un taglio che attraversa tutto l’addome dal fianco sinistro al fianco destro. Durante l’intervento, ripeto NON AUTORIZZATO, le è stato asportato per intero lo stomaco, una parte dell’esofago, l’intera milza ed un nodulo sulla glissoniana. Da questo episodio dovrebbe seguire una denuncia per la violazione di un diritto ma anche la richiesta per consentire una nuova procedura che prevede di far rilasciare al degente una dichiarazione su quello che desidera consentire e negare o porre dei limiti all’operato dei medici durante l’anestesia. Il caso di malasanità continua perché l’intervento è stato eseguito in modo pietoso creando una stenosi eccessiva all’esofago che ha costretto mia madre a chiedere di intervenire urgentemente perché impossibilitata a deglutire e perché stava dimagrendo sempre di più. Così ha dovuto subire due dilatazioni pneumatiche all’interno dell’esofago. A causa di questo problema mamma ormai si nutre solo con liquidi, non è più riuscita a riprendere il peso perché indebolita dall’intervento chirurgico, massacrata da un inutile chemioterapia (la letteratura ufficiale diceva chiaramente che la chemioterapia non sarebbe stata curativa, ma solo palliativa) e a secco di qualsiasi integratore. In ospedale, tra l’altro un rinomato centro di Università Cattolica del Sacro Cuore di Campobasso, non le è stato mai consigliato una terapia nutrizionale e la povera madre è arrivata ad avere le proteine totali molto al di sotto della norma. Attualmente pesa 35 Kg contro i 50 Kg circa di prima dell’intervento. La situazione è veramente esagerata! Psicologicamente mia madre è stata trattata dalle oncologhe, e tutti i medici della struttura, con molta prepotenza, è stata più volte gettata nella disperazione di non ricevere più cure dall’ospedale se lei non avesse continuato a fare la chemioterapia. Non si sono mai permessi di negare assistenza a voce ma nei fatti lo hanno fatto più volte. Ho pensato di esporre in una trasmissione televisiva tutta la storia ma devo anche documentarmi sulle leggi vigenti, dovrei prepararmi prima insomma. Tiziana Salvatore