Accardi Giuseppe

05/01/2005
ACCARDI GIUSEPPE Promemoria dalla nascita al decorso ospedaliero e morte I nomi dei Medici sono stati volutamente occultati 05/01/2005 Presso l’ Ospedale “Abele Ajello” di Mazara del Vallo nasce alle ore 11,55 a seguito di gravidanza alla 41° settimana, seguita dalla D.ssa XXXXXXXXX di Campobello di Mazara, con parto indotto il bambino, Accardi Giuseppe dal peso di Kg. 3,875 che controllato dai sanitari non presentava alcuna anomalia o sofferenza. Dopo qualche ora il bambino viene dato alla madre, Calandro Antonina C/Bello 23/03/1963, perché lo attaccasse al seno nonostante facesse infusioni e.v. di sodio cloruro con aggiunta di Plasil. Si precisa che la mamma aveva chiesto ai sanitari se ci fossero state controindicazioni ad assumere il Plasil durante l’ allattamento. Avendo avuto notizie non rassicuranti la madre decide di non assumere più il Plasil tanto che veniva tolta la flebo. A seguito di dimissioni, dopo il normale periodo di degenza, a causa del protrarsi di episodi di vomito, dietro consiglio della ginecologa di fiducia viene praticata una fiala di Samyr 200 intramuscolo che pone fine al vomito. Durante la gravidanza, la mamma ha assunto acido folico e ferrograd continuando anche durante l’ allattamento. Dalle dimissioni il 5° giorno si ritorna in Ospedale a Mazara del Vallo per lo screening di routine e durante il prelievo dal tallone del bambino l’ infermiera che aveva praticato la puntura fa un’ espressione di stupore perché non riesce a riempire la cannula in quanto il sangue coagulò subito. Passa all’ altro tallone pungendolo previo massaggio perché il sangue affluisse alla zona della puntura e con difficoltà preleva la quantità di sangue necessaria. Ai genitori viene comunicato che in caso di notizie particolari sarebbero state comunicate direttamente a casa. Non si riceve alcuna comunicazione per cui non ci si preoccupa più di tanto. Il bambino si alimenta tranquillamente al seno della madre, che non essendo alla prima esperienza visto che ha già due figli, non nota alcuna anomalia circa lo svolgimento della vita del bambino e dei ritmi di crescita. Alla visita di controllo del 1° mese presso il pediatra di famiglia, Dr. XXXXXXXXXX di C/Bello, viene constatata la perfetta condizione di crescita di Giuseppe che risponde agli stimoli ed alle varie manovre pediatriche atte a verificarne le condizioni. Dacchè presso l’ambulatorio pediatrico si prenota la visita del secondo mese che viene fissata per il 9 marzo 2005, a quella data Giuseppe avrebbe avuto due mesi e due giorni di vita data utile anche per la somministrazione del 1° vaccino. 09/03/2005 Essendo stata tranquilla la vita del bambino durante questo periodo, Giuseppe viene portato a visita dal pediatra di famiglia che constatando la normale crescita riscontrabile nei parametri pediatrici, autorizza la madre a poter andare presso l’ Ufficio Sanitario di Campobello di Mazara per la somministrazione del vaccino. Presso l’ Uffico Sanitario viene praticato il vaccino obbligatorio esavalente (1° dose) e previa firma del genitore anche il vaccino facoltativo (Antipneumococcico). La mamma viene informata che a seguito della vaccinazione avrebbero potuto riscontrarsi episodi febbrili oppure gonfiore della parte dove era stato praticato il vaccino. La sera dello stesso giorno il bambino ha un innalzamento della temperatura corporea fino a 39° C e la mamma gli somministra 18 gocce di Tachipirina (3 gocce/kg) secondo prescrizione del pediatra. La febbre regredisce, il bambino riposa tutta la notte tanto che il mattino seguente, giovedì 10 marzo 2005, è sfebbrato del tutto. Secondo quanto programmato con la divisione di Pediatria dell’ Ospedale “Abele Ajello” di Mazara, Giuseppe ha fatto l’ ecografia di controllo alle anche il giorno 11 Marzo. La sera del sabato 12 marzo 2005 intorno alle 20,00 la mamma si accorge che Giuseppe comincia ad avere febbre che misurata risulta essere 37,5 °C ma il bambino alimentatosi al seno si addormenta tranquillamente senza dare segni di sofferenza alcuna. Dopo circa 4/5 ore di sonno si risveglia per la poppata e si riaddormenta. La mattina della Domenica 13 marzo 2005 il bambino accusa innalzamento della temperatura che alla misurazione risulta essere 38,5°C . Preoccupati per ciò il papà verso le ore 09,00 chiama il pediatra Dr. xxxxxxx che nella mattinata viene a vedere il bambino visitandolo, sono circa le ore 11,00, il bambino accennava ad un lamento subdolo quindi prescrive Panacef sospensione, Lonarid lattanti supposte e Otalgan gocce nel caso si trattasse di mal d’orecchi. Si precisa che le supposte di Lonarid dovevano essere somministrate al posto della Tachipirina qualora il bambino manifestasse un pianto persistente visto che il Lonarid oltre alle stesse caratteristiche della Tachipirina conteneva un antidolorifico che avrebbe sedato l’ eventuale mal d’orecchi. Viene somministrato il Panacef 125 mg alle ore 12,30 circa e le gocce di Tachipirina dopo un po di tempo comincia a comparire arrossamento al contorno degli occhi e della bocca . ma si pensava fosse dovuto alla febbre alta; Giuseppe viene attaccato al seno per la poppata, che fa regolarmente, e si addormenta. Alle 16,30 si sveglia piangendo al che gli viene somministrata una supposta di Lonarid lattanti ma prima di mettere la supposta, la mamma, vedendo che Giuseppe era sporco per la cacca, provvede a spogliarlo per la pulizia accorgendosi che all’ inguine e sul tronco aveva chiazze rosse. In attesa dell’ effetto della supposta, alle ore 18,30 viene presa la temperatura a Giuseppe che accusa 39,5°C , decidiamo allora di portarlo in ospedale e mentre stavamo uscendo da casa passa il pediatra che visto il bambino in braccio alla madre lo guarda e sollecita il ricovero. Durante il tragitto verso Mazara Giuseppe non piange, è assente e la mamma cerca di mantenerlo sveglio vista la tendenza a chiudere gli occhi. Arrivati al pronto soccorso dell’ Ospedale A. Ajello di Ma zara il medico di turno comincia a spogliare Giuseppe sul lettino e solo allora sentiamo piangere Giuseppe. Il medico pratica del Valium per via rettale e dispone il ricovero in reparto di Pediatria. In reparto viene chiamata la D.ssa XXXXXXX, medico reperibile, la quale provvede a visitare Giusepe che nel frattempo ha una scarica diarroica di colore verde della quale si è preso un campione, non ricordiamo se sono stati fatti prelievi ematici. La D.ssa XXXXXXX dispone che vengano date due bustine, 1 di Sali minerali e 1 di qualcosa simile all’ enterogermina da sciogliere in acqua e somministrare con siringa, nel contempo Tachipirina gocce per la febbre alta. La D.ssa XXXXXXXX lascia il reparto intorno alle ore 22,45 mentre Giuseppe si lamentava perché la febbre non scendeva; verso le 4,30 la mamma, per la disperazione, chiama l’ infermiera di turno la quale telefona alla D.ssa XXXXXXX che suggerisce spugnature di acqua fredda. Eseguite le spugnature l’ effetto che provocano è solo la regressione di mezzo grado della febbre da 39°C a 38,5°C. Verso le 6,00 del mattino (14/03/2005) arriva in reparto la D.ssa XXXXXi e visto che la febbre tendeva al rialzo Giuseppe ebbe ancora un episodio di assenza. Si cercò allora di raggiungere telefonicamente il primario Dr. XXXXXXXXXXX chiedendo se poteva anticipare l’arrivo che avvenne comunque per le 8,00 circa in contemporanea con gli altri medici D.ssa XXXXX e un’altra D.ssa che crediamo si chiamasse XXXXXXX. Le condizioni di Giuseppe erano immutate allora si decide di telefonare a Palermo all’ Ospedale dei Bambini e alla Casa del Sole o Villa del Sole alla ricerca di un posto per il ricovero di Giuseppe che in quel momento non è disponibile; tra le telefonate che seguirono fu chiesto se fosse stato il caso di somministrare qualcosa al piccolo e dall’ Ospedale dei Bambini fu consigliato il Rochefin. Resosi disponibile il posto all’ Ospedale dei Bambini si dispone il trasferimento verso le ore 11,00 in ambulanza sulla quale si trovano la madre con Giuseppe, la D.ssa XXXXX ed un altro signore non sappiamo fosse un infermiere o un rianimatore. Giuseppe parte da Mazara con la diagnosi di “Sospetta Sepsi”. Arrivati a Palermo ci si reca al reparto malattie infettive del padiglione Maggiore al 1° piano dove Giuseppe è subito attenzionato dai sanitari che dispongono la presa di una vena, prelievi ematici di routine e la somministrazione di Rochefin. Da questo momento è una continua infusione di liquidi, medicine che da nostra richiesta sappiamo si trattava di Rochefin, Amplital, Urbason, Lederfollin, Ferro, Immunoglobuline (due flaconi e mezzo per ciclo per due volte), Lasix, perché Giuseppe in tre giorni era aumentato di circa Kg, 1,5 di peso a causa dei liquidi introdotti per cui manifestava gonfiore di tutto il corpo che lo impediva anche nei movimenti, e dall’ assunzione del Lasix cominciò a perdere in due giorni circa 500 gr. Visto che lo pesavamo ogni giorno da indicazione del Dr. xxxxxxxx alle ore 11,30 circa) Zantac e Ranidil, Plasma (due mezze sacche), Albumina (due flaconi), 1 Trasfusione di sangue (fiala da 60 ml eseguita il 19 marzo con comparsa di macchie puntiformi sugli arti con conseguente somministrazione di Bentelan) Tachipirina alternata a Novalgina gocce secondo disposizione posologiche delle quali non ricordiamo perfettamente l’alternanza. Si precisa che a seguito della trasfusione del Plasma a Giuseppe comparvero chiazze rosse a partire dal viso alternandosi fino alle gambe. Gli antibiotici e il cortisone comunque due volte al giorno. Vista la difficoltà a reperire la vena a Giuseppe viene introdotto un ago canula al braccio sx e dopo qualche giorno essendosi persa la vena viene aggredito il braccio dx. Per i vari prelievi ematici dopo tentativi al braccio si passava ad aggredire le arterie femorali o la giugulare (eseguite dal Dr. XXXXXX) o dal polso con naturale pianto estenuante del piccolo Giuseppe che stremato si addormentava dopo una confortante poppata al seno. Si era anche chiesto perché non si prendesse una vena chirurgica per evitare torture al bambino; per tutta risposta ci è stato detto che quella era l’ultima cosa da fare quando sarebbe stato davvero impossibile effettuare prelievi. Il fatto che Giuseppe si alimentasse normalmente al seno era oggetto di stupore da parte dei sanitari che ci dicevano che era buon segno voleva dire che il bambino era forte e che quindi avrebbe reagito meglio. Ci diede subito conforto che la diagnosi fatta a Mazara venne esclusa del tutto, non si trattava quindi di Meningite e per i segni clinici che presentava il bambino i sanitari (Prof.ssa XXXXXX, Primario e D.ssa XXXXXXX, Vice Primario) propendevano per l’idea di Sindrome di Kawasaki. Ma non escludevano nemmeno l’ ipotesi di Leucemia tanto che venne praticata anche la puntura lombare con prelievo di midollo che diede esito negativo. Ci venne riferito che Giuseppe aveva una attività protrombinica elevata, ci venne spiegato che le piastrine tendevano ad aggregarsi tanto che furono fatte prove di coagulazione su campioni di sangue prelevato da entrambi i genitori che esitarono negativamente. Per quanto detto non ci risulta fosse stata somministrata Aspirina per questo problema che aveva Giuseppe relativamente all’ aggregazione piastrinica in virtù anche del buon rapporto che si era instaurato con l’equipe medica che passo passo ci diceva cosa praticavano e del personale infermieristico al quale si chiedeva sempre cosa stessero facendo, mai si parlò di somministrazione di Aspirina. Ricordiamo che l’ addome di Giuseppe a seguito del gonfiore era durissimo tanto che crediamo sia stato poco apprezzabile. Seguirono sin dal ricovero una serie di accertamenti diagnostici radiografici, cardiologici (ecg, ecocardiografia), ecografici (eco addominale,eco renale, eco transfontanellare) e la puntura lombare detta prima, prelievi dai talloni (ci dissero per le prove emogeniche), prelievi di urine (ci facevano conservare i cateterini a sacchetto per vedere quanta urina facesse, controllo che avvenne solo una volta in quanto le altre volte non controllando eravamo noi genitori a chiedere se potevamo liberarci dei sacchetti messi da parte) , delle feci (fu preso solo un campione delle feci e da quando fu fatta la trasfusione le feci cominciarono ad essere gialle piuttosto che verdi). Il 19 Marzo 2005 un nostro parente, tale XXXXXXXXXXX, informatore medico scientifico, incontra a Roma, Aeroporto di Fiumicino, la Prof.ssa XXXXXXX (PRIMARIO) e chiede notizie circa il caso del piccolo Giuseppe; La Prof.ssa XXXXXX riferisce al XXXXXX poteva tranquillizzare i genitori in quanto la situazione non destava preoccupazione anche se si trattava di una forma di Kawasaki atipica. Questo incontro viene riferito dalla Prof.ssa XXXXXX l’ indomani 20 Marzo venuta in reparto anche se di Domenica ma che comunque era in partenza per Catania. A Giuseppe fu applicato il misuratore della saturazione di ossigeno ma per delle misurazioni di controllo rilevate in vari momenti della giornata. La febbre comunque ci fu per tutto il periodo di degenza (disponiamo di fogli sui quali si annotava la temperatura del bambino che differiva dalle misurazioni dell’ apparecchio elettronico con il quale procedevano gli infermieri visto che c’era differenza con il termometro a mercurio nostro, c’è da vedere quale veniva indicata in cartella!! Da documentazione acquisita via internet, da quanto leggevamo da un testo con copertina di colore rosso tipo un dizionario di tutte le malattie, testo visionato anche dalla signora XXXXXX che aveva il figlio ricoverato accanto alla nostra stanza, che per caso vedemmo sulla scrivania della stanza dei medici dove ci aveva fatto accomodare la D.ssa XXXXXX perché Giuseppe era in medicheria per un prelievo prima dal braccio e poi dalla femorale, Da quanto si leggeva era sempre citata la terapia con immunoglobuline e dosi piene di Aspirina, ma di questo non dobbiamo farcene un rimorso noi genitori in quanto avevamo affidato nostro figlio alle cure dei medici dei quali nutrivamo piena fiducia. Circa le ecocardiografie fatte dal Dr. XXXXXXXXX non ci spieghiamo come mai in prima seduta, crediamo si trattasse il secondo o il terzo giorno di ricovero, il Dottore non si accorge di nulla tanto che chiedendo se ci fosse stato qualcosa di anomalo il Dr. XXXXXXXXX ci dice che tutto andava bene. Rassicurati di questo, anche se sapevamo da letture che la Sindrome di Kawasaki danneggia le coronarie e che in reparto nessuno ci disse mai di alterazioni alle coronarie stesse, andiamo tranquilli alla seconda visita ecocardiografica (quinto – sesto giorno di ricovero). Facciamo anticamera col bambino in braccio con la febbre per più di mezz’ora mentre il Dr. XXXXXXXX era riunito nella stanza di visita con le sue infermiere e con l’infermiera di reparto che ci aveva accompagnato, tale sig.ra XXXXXXXX la quale uscendo dalla stanza ci disse che la nostra sarebbe stata l’ultima visita della giornata perché il Dr. XXXXXXXXX stava poco bene in quanto, a detta della sig.ra XXXXXXXX, aveva ricevuto una telefonata e che il figlio gli aveva dato un grosso dispiacere. Frase che ripetè dopo in ascensore quando si stava ritornando in reparto, disse testualmente “ i figli danno sempre dispiaceri ai genitori”. Entriamo in stanza per la seconda visita ecocardio, notammo subito che il Dr. XXXXXXXXX era pensieroso, salutammo e non ci fu risposto, con lo strumento cominciò ad esplorare il torace di Giuseppe soffermandosi sulle varie zone che fece stampare normalmente come fatto in prima seduta. A fine visita il papa chiese se tutto era a posto e molto fugacemente il Dr. XXXXXXXXX rispose che non c’era niente, salutammo e non ci fu risposto. Ricordiamo che Giuseppe respirava con un po di affanno e per questo motivo trattenne per un giorno ed una notte l’apparecchio per la misurazione della saturazione di ossigeno con l’applicazione della mascherina per l’ ossigeno per far si che i valori rientrassero nella norma. Crediamo di ricordare che il 22 Marzo scendiamo per la terza visita ecocardiografica, dopo una breve attesa ci accomodiamo e nella stanza di visita troviamo la D.ssa XXXXXXX e il Dr. XXXXXXXXX che credo stesse leggendo un Holter ad un altro computer attiguo all’ ecocardiografo. La D.ssa si appresta ad iniziare l’esplorazione e dopo qualche minuto gira il monitor verso il Dr. XXXXXXXXX invitandolo a prendere visione del punto indicato dalla D.ssa. A seguito di questo la mamma chiede se ci fosse qualcosa che non andasse; la D.ssa risponde che c’era una alterazione alla coronaria e si parlava anche di versamento pericardico, non possiamo dire di che gravità ma non ci hanno allarmati . La mamma allora rivolgendosi al Dr. XXXXXXXXX gli chiede come mai nelle prime due sedute non si era rilevato nulla e adesso c’erano queste novità nonostante la terapia. Il Dr. XXXXXXXXX risponde che non aveva mai visto prima il bambino allora la mamma fa notare che quella volta era la terza volta che il bambino era visto da lui tanto che per assicurarsi di questo la D.ssa invita il Dr. XXXXXXXXX a controllare se i precedenti referti fossero stati firmati da lui. Il Dr. XXXXXXXXX allora apre la cartella e controlla asserendo, stupendosene, che lo aveva già visto. Finita la visita ritorniamo in reparto, il bambino si attaccò al seno e dopo si addormentò. Non ebbe temperatura rilevante per tutto il giorno. IL mattino del 23 Marzo 2005 Giuseppe non ebbe febbre, respirava normalmente tanto che gli infermieri tolsero l’apparecchio per la misurazione della saturazione di ossigeno. Il Dr. XXXXXX facendo il giro del reparto si informò delle condizioni del bambino che erano tranquille e così dispose un ecocardiografia di controllo. Si precisa che era stato deciso dai medici, a detta del Dr. XXXXXXX, che giornalmente Giuseppe avrebbe fatto l’ecocardiografia. Telefonato in cardiologia dalla nostra stanza e in nostra presenza il Dr. XXXXXX chiede quando fosse stata presente la D.ssa che si era accorta dell’ alterazione così l’ ecocardiografia fu spostata al pomeriggio. Il bambino quindi fu allattato dalla madre e riposto nella culletta dove si addormentò. Il papà visto che non erano previsti accertamenti se non la terapia decide di scendere giù per un caffè e per mettere in moto la macchina, per la durata di una sigaretta, posteggiata dal 14 marzo di fronte il Pronto Soccorso, cosa che faceva regolarmente a giorni alterni. In attesa che finisse la sigaretta il papà vide arrivare la signora XXXXXXX, della stanza accanto, la quale lo invitava a salire dicendo che il bambino stava male; nello stupore assoluto il papà stenta a credere quanto diceva la signora mentre questa insiste. Salito di corsa il papà trova la moglie dietro la porta della medicheria in lacrime e chiedendo cosa fosse successo gli viene riferito che il bambino mentre riposava emise un vagito strano e divenne tutto nero. La madre presolo in braccio corse verso il corridoio ed incontrato il Dr. XXXXXX glielo fece vedere. Subito il bambino fu portato in medicheria dove il Dr. XXXXXX praticò un massaggio cardiaco mentre chiedeva urgentemente la presenza di un rianimatore. Questi arrivò dopo circa 10 minuti perché si era recato al 4° piano piuttosto che al 1° piano dove era ricoverato Giuseppe, si fa presente che gli ascensori privati di reparto non erano per niente funzionali per privati quali dovevano essere. Dopo un’ attesa di circa 20 minuti si apre la porta della medicheria che ci trova trepidanti mentre il Dr. XXXXXXXX ci invita ad entrare dicendo che per Giuseppe non c’era stato nulla da fare. Sono circa le 10,30 / 10,45. Vemme chiamato anche il Dr. XXXXXXX (CHE AVEVA EFFETTUATO LE PRECEDENTI ECOCARDIOGRAFIE) e la sua infermiera perché venisse fatto l’ ecg per venti minuti perché dalla linea piatta si accertasse la morte del bambino. Durante l’ecg saranno passati circa 10 o 15 minuti finisce la carta e quindi ricaricato l’ elettrocardiografo si dovette aspettare altri venti minuti. Nella disperazione più assoluta il papà avvertì il cognato che dopo 1 ora e mezzo circa si presentò a Palermo con alcuni familiari che assieme alla mamma vestirono il cadaverino. I medici si riunirono tutti, ma proprio tutti nella sala medici, (Prof.ssa (PRIMARIO), D.ssa (Vice Primario), D.ssa xxxxxxx, Dr. xxxxxx, Dr. xxxxxxx, Dr. xxxxxxxx, Dr. xxxxxxx, D.ssa xxxxxxxxxxx, D.ssa xxxxx, Dr. (cardiologo che aveva eseguito le precedenti ecocardiografie) e la D.ssa che aveva notato l’alterazione) ed entravano ed uscivano concitatamente compreso anche la caposala. Ci si trovava tutti nel corridoio del reparto compreso anche la D.ssa che si era accorta dell’ alterazione in terza seduta e la mamma indicandola con un dito le dice (si cita testualmente) “D.ssa è stata proprio lei che ha visitato mio figlio ieri e non ha detto che era grave”; la D.ssa risponde “No signora io non avevo mai visto una gravità del genere” Mentre passava il tempo ci siamo trovati a contrastare anche con un dirigente sanitario, tale Sig.ra xxxxx, la quale, con maniera molto garbata, ci mise davanti a due opportunità, quella di trasferire il cadaverino al Civico dove sarebbe potuto rimanere 24 ore aperto per i familiari o anticipare il trasferimento a casa, ma sigillato. Si capisce bene che in questi momenti ci si trova interdetti dal prendere una qualsivoglia decisione specie se sollecitati perché Giuseppe non poteva stare più lì. Sollecitazioni che andavano ripetendosi sempre più frequentemente. Consultatici, noi genitori, con i familiari si decide di chiamare la Polizia in quanto avevamo deciso di sapere come e perché era morto il nostro bambino. La polizia nelle persone dell’ Ispettore xxxxxxxxx e di un altro agente della volante delta arrivano intorno alle 14,30 ma non acquisiscono subito la cartella clinica di Giuseppe che si trovava nella stanza dei medici, strapiena com’era dei sanitari che crediamo completassero il carteggio, cominciano a prendere le nostre generalità e ad abbozzare una relazione su come si sono svolti i fatti, non ci spieghiamo come mai non hanno acquisito o quanto meno bloccato la cartella clinica anzi stettero con noi in corridoio fino a quando non furono chiamati in sala medici dove vi rimasero per più di mezz’ora. Per avere la cartella, dal reparto di 1° piano furono mandati in Direzione Sanitaria dove vi si recarono l’ Ispettore xxxxxxxx , l’altro agente di Polizia, il papà Antonio Accardi ed il cognato xxxxxxxxxx accompagnati dalla caposala (mi preme ricordare che l’ascensore tutti i piani fece tranne che il secondo (se non ricordo male) dove si trovava la direzione sanitaria, sarà stato un caso?). Arrivati in Direzione Sanitaria incontriamo il Dirigente Sanitario Sig.ra xxxxxxxx, la quale non più con quell’aria di cortesia mostrata prima spiega all’ Ispettore che non erano ancora in possesso della cartella clinica e che la stessa si trovava in reparto. Tutti rimanemmo stupiti del fatto, tanto che l’ispettore fa anche qualche apprezzamento sulla via del ritorno in reparto dove arrivammo dopo qualche minuto. Gli agenti chiesero spiegazioni e fattili accomodare in sala medici vi rimasero per più di mezz’ora. Gli agenti uscirono dalla stanza e si soffermarono a scambiare qualche parola con noi chiedendo sempre spiegazioni dal ricovero al decesso facendo anche qualche considerazione personale. Trascorsa ancora un’ora i medici richiamano gli agenti in sala medici che riescono dopo qualche minuto con la cartella. Seguono delle telefonate tra l’ Ispettore e crediamo il magistrato che dispone che il cadaverino rimanesse per dov’era in attesa del personale del comune che avrebbe dovuto trasportarlo all’ Istituto di Medicina legale al Policlinico. Nel frattempo la caposala dice all’ ispettore che erano state dimenticate le buste gialle dei referti (crediamo cardiologici ed ecocardiografici) esce la D.ssa xxxxxxxxx con le buste in mano che le consegna all’ Ispettore xxxxxxxx e rivolgendosi a me, Antonio Accardi, dice che si trattava solo delle buste e che i referti comunque erano all’ interno della cartella. Gli agenti prima di andare via fecero venire altri due agenti a guardia del cadaverino che poi furono sostituiti da altri due agenti e verso le 19,30 Giuseppe in una cassetta di legno lasciò l’ Ospedale dei Bambini per essere trasportato all’ Istituto di Medicina legale. La d.ssa xxxxxxxx dispiaciuta ci venne a salutare asserendo che avrebbe comunque potuto guardarci sempre negli occhi senza alcun timore e che purtroppo ci saremmo dovuti rivedere; ribadiamo che la nostra intenzione è stata ed è quella di conoscere le cause che hanno portato a morte il piccolo Giuseppe per cui quella frase detta dalla D.ssa xxxxxxxx ci ha lasciato un po perplessi. Ci salutarono anche gli altri sanitari. Venerdi 25 Marzo alle ore 16,30 viene effettuata, presso l’ Istituto di Medicina Legale al Policlinico, l’autopsia in presenza del Prof. xxxxxxx, del Dr. xxxxxxxxxx, del Dr xxxxxxxx – anatomopatologo e del Medico legale di parte Dr. xxxxxxxxxxxx. Ricomposta la salma trasportiamo Giuseppe a Campobello in data 26 marzo per le esequie che si sono svolte alle 16,00 presso la chiesa di San Giovanni con la commossa partecipazione di tutto il paese. Giuseppe da Sabato 26 Marzo, ore 18,20, riposa nella tomba di famiglia dopo la sua breve esistenza. Non possiamo dire che non abbia ricevuto le attenzioni dei medici, non possiamo dire che non abbia fatto le cure per come dovuto, può darsi ci sia stata qualche negligenza, ma il nostro bambino non poteva morire per quella malattia perché fin dalla nascita mai accusò episodi di sofferenza tanto che cresceva a vista d’occhio fino a che non fece il vaccino. 27/11/2005 Alla data odierna non siamo ancora a conoscenza del referto autoptico tanto che circa un mese fa siamo stati in caserma a fare una deposizione spontanea dei fatti per come si leggono sopra ed abbiamo anche richiesto tramite il nostro legale di essere informati circa le decisioni del magistrato per un’eventuale archiviazione in modo tale da avere il tempo per l’ opposizione. Tuttora, via internet, cerchiamo notizie sulla sindrome di Kawasaki e rimaniamo allibiti leggendo della somministrazione necessaria a dosi piene di Aspirina che a nostro figlio non è stata praticata, nonché della massima attenzione cardiologica che il bambino avrebbe dovuto avere. Qualsiasi letteratura, da internet, fa riferimento alla tempestività di azione quando si tratta di questa malattia; ci chiediamo quando dovevamo essere in tempo visto che tutto si scatenò a seguito della vaccinazione? Visto che non si nasce con la Kawasaki e mia moglie ha fatto anche l’eco morfologica quando avremmo dovuto accorgercene?. . 9/1/2006 I Carabinieri ci notificano la richiesta di archiviazione e dalla notifica decorrono 10 giorni per presentare opposizione. L’ indomani il mio avvocato a Palermo richiede copia della cartella, che era stata sequestrata dalla magistratura, e controllando minuziosamente il contenuto ci accorgiamo che manca la strisciata ecocardiografica della seconda ecocardiografia eseguita in data 17 Marzo dal dott. xxxxxxxx (vedi pag. 4). La cosa comincia a destare i miei primi sospetti. Il 18/01/06 sera il mio medico legale mi consegna la sua relazione (fatalità siamo al penultimo giorno utile per presentare opposizione) ed in serata stessa la faccio leggere al mio avvocato, il quale mi dice che è ridicolo presentare opposizione con quella relazione in quanto da quanto scritto non emergono particolari rilevanti utili per l’ opposizione; praticamente a detta dell’ avvocato la relazione del medico legale di parte confermava a pieno quanto scritto nella relazione autoptica dai periti nominati dalla Autorità Giudiziaria. Non presentiamo opposizione e quindi scadono i 10 giorni. Avendo contattato l’associazione Malasanità e sentito il legale di detta associazione mi si invita a richiedere alla Direzione sanitaria dell’ ospedale dei bambini, alla polizia – sezione volanti ed al sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Palermo copia della strisciata ecocardiografica mancante. Mi viene risposto per iscritto che nessuno dei tre uffici dispone di quanto richiesto. 07/04/2006 Vado a Palermo a parlare personalmente col sostituto procuratore della repubblica, Dott. xxxxxxxxxx che in base all’ esposizione dei fatti da parte mia mi risponde che non può montare alcun processo in quanto non ci sono elementi utili per farlo. Gli chiedo quali devono essere questi elementi utili che avrei dovuto presentare oltre a quello che giace nella tomba di famiglia; mi si risponde che gli elementi validi doveva fornirli il medico legale con la sua relazione, che come uomo il sostituto procuratore mi comprendeva perfettamente ma che come PM non poteva fare gran che. Il caso è archiviato dal 15 marzo 2006. 12/04/2006 Sono andato a parlare col GIP a Palermo.ed anche lui mi risponde come il sostituto procuratore che non ci sono elementi utili per un processo, mi viene consigliato di rivolgermi ad un altro medico legale per vedere se quest’altra persona riesce a trovare un elemento in tutto il carteggio utile per un processo. Sono andato anche a parlare con il Prof. xxxxxxx, anatomopatologo presso Policlinico e docente universitario, il quale ascoltatomi ha cercato di spiegarmi come può essere intervenuto l’evento morte in mio figlio ma è rimasto sorpreso dal fatto che mancasse l’ecocardiografia tanto che ha voluto gli mostrassi la relazione che allora l’ equipe, lui compreso, aveva stilato per rivedere alcuni punti che non mi ha citato. Ho contattato il Medico Legale Dr. xxxxxxxxx, facente parte come esperto del CONDAV e ad oggi, 20/11/06, avendogli inviato tutto il dossier, aspetto un suo parere. Da telefonata intercorsa il 20/11/06 ore 20 circa mi è strato riferito di risentirci per il periodo natalizio in quanto essendo un periodo nel quale ha meno impegni potrà finalmente pronunciarsi.