Raffaella Gaudino

01/01/2004
Almeno al nord confermano i torti al sud muro d'omertà Una trasfusione di sangue decisa troppo tardi.E la mancata somministrazione di alcuni farmaci che avrebbero potuto cambiare una situazione diventata critica. A quasi sette mesi dalla morte di Raffaella Gaudino,deceduta alla fine dello scorso novembre all'ospedale "Filippo del Ponte" cinque ore dopo un parto svoltosi in modo assolutamente regolare a donna che aveva 28 anni che abitava in provincia di Varese diede alla luce una bambina che si chiama Elena, sono questi i due elementi più importanti evidenziati dalla perizia disposta dal sostituto procuratore Francesco Pagani,incaricato dall'inchiesta sull'accaduto (ipotesi di reato:omicidio colposo),depositata qualche giorno fa.Elementi importanti,perchè in base ad essi diventa possibile ipotizzare responsabilità da parte di due dei tre medici che si occuparono della donna quella sera e che già pochi giorni dopo furono iscritti nel registro degli indagati ("scagionato" dalla perizia sarebbe solo un'anestesista).E questo anche se chiaramente l'inchiesta non arriverà alle sue conclusioni basandosi solo sulla perizia redatta dai due medici legali Antonella Lazzaro e Giovanni Fassina, ma inserirò nel quadro complessivo di tutti gli altri accertamenti effettuati.Come si ricorderà, Raffaella Gaudino,che era al suo primo parto,diede alla luce sua figlia naturalmente e senza particolari problemi. Ma poi accade qualcosa e all'ospedale "Del Ponte" nell'arco di poche ore e a partire da un'emorragia,si susseguirono eventi via via più drammatici,al termine dei quali Raffaella morì lasciando solo con la piccola Elena il marito Massimiliano Vanini.Proprio l'uomo,insieme agli altri familiari della moglie,sin dal primo momento aveva chiesto alle autorità di stabilire come fosse potuto accadere una simile tragedia.Mentre l'ospedale aveva spiegato che < i controlli subito effetuati per verificare che nel nuovo polo materno-infatile non siano stati commessi errori e non ci siano state disfunzioni hanno dato esito positivo:purtroppo le cose non potevano andare diversamente > . Ma i risultati della perizia disposta dalla Procur dicono qualcosa di diverso, e pur con tutte le cautele del caso i due medici incaricati segnarono che Raffaella potrebbre essere stata sottoposta a trasfusione troppo tardi e che le cure potrebbero essere stati in parti insufficienti. Paolo Grosso